La Neve dell'Ammiraglio

Buon pomeriggio a tutti.
Oggi vorrei proporre un libro a cui sono particolarmente affezionata: La Neve dell'Ammiraglio di Alvaro Mutis. Sono diverse le motivazioni che mi legano a questo autore, la prima delle quali riguarda un mio grande amore. La penna di Mutis ha infatti ispirato le note di Fabrizio de Andrè, in un'unione dalla quale non poteva che scaturire un mondo meraviglioso: il mondo di Smisurata Preghiera (dall'album Anime Salve, 1996).
Alvaro Mutis, scrittore e poeta colombiano, inizialmente in Italia passa quasi inosservato. Solo dopo la rilettura e l'interpretazione del cantautore italiano, le sue opere iniziano ad essere pubblicate e il suo nome a sembrare familiare. Nonostante ciò, a mio parere, la grandezza di questo autore non è stata giustamente riconosciuta e ce ne dà la prova il fatto che della sua morte, avvenuta di recente,  ne ha dato notizia solo qualche quotidiano italiano, ma in maniera quasi superficiale.


La Neve dell'Ammiraglio è il primo dei tre racconti incentrati sulle Imprese e tribolazioni di Maqroll il Gabbiere. Maqroll è infatti il personaggio protagonista dei successivi Ilona arriva con la pioggia e di Un bel morir.
In questa prima parte troviamo il Gabbiere impegnato a risalire il fiume Xurando, nell'oscurità della selva amazzonica. La meta del suo viaggio: un complesso di segherie che gli permetterà di racimolare quel pò di denaro sufficiente per continuare a vivere.

In quella nave su cui si è imbarcato, Maqroll  conosce vari personaggi, entra in contatto con una varietà di esistenze che sembrano il riflesso di quel mondo selvaggio che lo circonda. Da quelle sponde vede scorrere la sua vita e i suoi pensieri raccolti in un diario quotidiano che sembra essere l'unica prova della sua esistenza sulla terra. Un viaggio impervio e pericoloso che richiede la necessità di una preghiera, da recitare ad alta voce, per i viandanti in pericolo di morte. E' il capitano che prega, ad ogni discesa e risalita del fiume, Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria.

Ancora poche parole.


La figura di Maqroll il Gabbiere è complessa, sfuggente. Un avventuriero, un marinaio, ma non di quelli a cui la letteratura ci ha abituato. A parer mio ciò che spinge quest'uomo nei suoi interminabili viaggi non è tanto lo spirito d'avventura, l'emozione dell'imprevisto, ma solo la forza stanca di chi non ha più niente da perdere. Non è neanche una fuga, quella del Gabbiere, ma l'unico modo per attraversare realmente l'avventura: il lasciarsi trascinare dalle acque del fiume, similitudine di un destino a cui non ci si abbandona, ma di cui si ha intera e lucida consapevolezza.
La mia vita è fatta come se avessero cucito insieme capricciosamente gli scampoli che restano dopo aver tagliato un vestito.
Una solitudine immensa che non porta a provare pietà per questo personaggio, ma a condividerne, in profondo, l'esistenza.
Questo libro ci ricorda la grandezza e la profondità, la varietà e la fantasia di una letteratura sudamericana oggi, forse, troppo poco considerata.

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