Nemici. Una storia d'amore.

I.B.Singer
Einaudi, € 18,00
A coloro che, sedotti dal titolo, si aspettano di gustare un tormentato racconto sentimentale, intriso di incomprensioni e romanticismo, di lacrime e carezze, di gioia e di dolori, come si addice alle più grandi storie d'amore, sicuri del tanto atteso lieto fine, dico sin da subito che per Singer il "vissero tutti felici e contenti" non è un'opzione contemplata.
Ingannata dal mio bisogno momentaneo di romanticismo, la lettura di questo romanzo mi ha trascinato in un turbinio di sentimenti: da una iniziale delusione alla successiva sorpresa, dall'accorata partecipazione alla morbosa curiosità della fine.
Eh si.."Nemici" non mette in scena una commedia amorosa, bensì racconta di un amore confuso, disorientato, slegato. Un amore reduce e monco.
E' questo l'unico tipo di amore che un uomo come Herman Broder si può ormai permettere. 
Sopravvissuto all'olocausto grazie alla docile cura della sua contadina polacca, Jadwiga, che lo ha tenuto nascosto per tre anni nel fienile adiacente alla casa di famiglia, il nostro protagonista si ritrova a condurre la sua esistenza nella New York del dopoguerra, città colma di tante promesse e di speranze per una nuova rinascita.


Vediamo Herman ripartire se stesso in un triplice amore che ha volti e nomi diversi: quello per Jadwiga, la sua salvatrice e nuova moglie, verso la quale rivolge un sentimento obbligato, quasi un dovere amoroso, che deve ricambiare il fatto di avergli salvato la vita.
L'amore per Masha, seducente e distruttiva, donna scampata ai lager, verso cui Herman coltiva un'ossessione irriducibile e pericolosa; e poi c'è Tamara, l'ex moglie creduta morta e che riappare improvvisamente, trascinando con sé i ricordi di un legame passato, affievolito e tenero, fatto di antiche incomprensioni e di nuovi riconoscimenti.
Incapace di scegliere, il nostro Herman si dibatte tra le pretese dell'una e le gelosie dell'altra, tra sotterfugi e menzogne che rivelano una esagerata confusione, una spossata e quasi arrendevole voglia.
Perché Herman non è un uomo codardo, non è irrispettoso e meschino, ma è un uomo che trascina con sé il suo passato, un macigno troppo grande di cui non può più liberarsi. Il nuovo mondo non riesce a contenere l'esperienza passata della guerra, del suo popolo, della violenza, della morte, ma erompe con prepotenza nella vita quotidiana e gli amori di Herman sono metafora di una perdita di padronanza.
Quello di Herman è il "Mondo dell'Illusione", in cui loro, i sopravvissuti, sono i resuscitati, i morti viventi, o non morti; son fantasmi che, guardandosi intorno, non riescono più a riconoscersi.Di fronte a tale spietatezza, neanche appellarsi all'antico Dio ebraico ha senso: "Come potevano credere nell'Onnipotente e nella Sua misericordia coloro che erano passati attraverso l'annientamento?".

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