Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

“Mi chiamo Christopher John Francis Boone. Conosco a memoria i nomi di tutte le nazioni del mondo e delle loro capitali, e ogni numero primo fino a 7507”.

Inizia così la storia di Christopher, un bambino autistico affetto da sindrome di Asperger, che, come tanti bambini autistici, possiede un feroce spirito analitico nei confronti della realtà. Basta un incidente da poco – un cane investito per strada –  a scatenare in Christopher la voglia di intraprendere un’impresa: quella di scrivere un libro giallo che, per sua propria ammissione, sarebbe l’unico genere in grado di soddisfarlo, poichè “un libro giallo è come un rompicapo, e se è un rompicapo ben congegnato, qualche volta si può trovare la risposta prima di arrivare alla fine”.

È un libro speciale, fuori dalle righe, sentimentale ma sottilmente ironico, profondo e al contempo dissacrante, tenero seppur spietato.  Mark Haddon, autore di numerosi libri per l’infanzia, riesce a calarsi in una dimensione altra con notevole abilità, e, attraverso prodigiosa empatia, ci invita ad entrare in un mondo poco esplorato.

Sfogliando le prime pagine ci si rende conto di quanto si tratti di un libro fuori dall’ordinario: i capitoli non sono numerati progressivamente, bensì seguono l’ordine dei numeri primi. Non potrebbe essere diversamente, in un universo in cui il fatto che un mobile venga spostato dalla sua millimetrica posizione originaria o che due pietanze entrino in contatto nello stesso piatto costituisce un ostacolo insormontabile.

Più che di una lettura si tratta di un viaggio. Un viaggio diverso da qualunque altro viaggio; le percezioni e i sentimenti seguono un sentiero tortuoso, inizialmente incomprensibile. Il dolore e l’ambizione prendono forma e sostanza man mano che sfumano i contorni dei nostri paradigmi interpretativi del reale. 

È un libro che lascia l’amaro in bocca, quasi a volerci ricordare che il dolore umano si perfeziona nell’incomunicabilità: l’unico rimedio, universalmente valido, è l’empatia.